Marek Hamsik: tributo ad un simbolo di cui il calcio ha un disperato bisogno
Marek Hamsik: il professionista, il calciatore, lo sportivo, l’uomo. Consacrazione di un mito che va oltre il rettangolo verde.
La rivoluzione è movimento, cambiamento. È sradicare un vecchio che sa di muffa ed impiantare un nuovo in cui ci si riconosce di più. La rivoluzione è uno tsunami che travolge tutto, rende polvere fondamenta fino a quel momento apparentemente solidissime e costringe alla costruzione di fondamenta nuove, più giuste, più sentite.
Il calcio di Sarri è un movimento rivoluzionario, è un ideale messo in pratica. È un lavoro che richiede fatica, applicazione – come ama ripetere spesso nei suoi interventi con la stampa -, maturità. E senso di responsabilità. Per questo, il simbolo della rivoluzione sarriana è in quel ragazzo slovacco, ricco di valori che sembrano oramai anacronistici.
Quel ragazzo che viene acquistato – giovanissimo – da una società ancora più giovane ma con – alle spalle -una storia fatta di passione e tradizione, e vi resta legato per un decennio e più. Un ragazzo, un centrocampista, che ha fatto della classe e della sobrietà uno stile di vita, dentro e fuori da quel rettangolo verde che amiamo da impazzire.
Marek Hamsik è a buon diritto un simbolo di Napoli: è il simbolo di chi cade e si rialza; di chi viene criticato (spesso più che ingiustamente) e continua a lavorare e a stupire tutti con quella padronanza di sè e quella classe non comuni, con le quali ci ha conquistato dieci anni or sono.
Ogni suo gol è una pennellata d’arte e poesia. Ogni sua esultanza è un grido di orgogliosa appartenenza: petto in fuori, mano destra sulla N, cresta in alto.
Ogni suo sorriso è una dichiarazione d’amore: puro, incondizionato. Di quegli amori non gridati, ma sussurrati. Non mielosi, ma intensissimi. Non dichiarati ai quattro venti, ma dimostrati giorno dopo giorno. In silenzio: testa bassa e lavorare.
Sarri e Hamsik sono un binomio inscindibile: l’uno con l’altro, l’uno per l’altro, entrambi per un ideale di bel gioco e di passione che valicano i limiti di una tifoseria e colpiscono l’intero panorama calcistico.
Ieri lo stadio torinese era tutto in piedi per lui: per il suo record, che lo consacra mito nella storia di Napoli e del Napoli, e per il giocatore e l’uomo che è.
Marek Hamsik è una bella storia. Una storia fatta di amore, dedizione, intelligenza e stile.
Una storia fatta di sentimenti e di coraggio. Di rifiuti di proposte allettanti e di fedeltà ai propri valori. Una storia bella di cui il mondo, calcistico e Non, ha oggi più che mai bisogno. Grazie, Marek. Ed altri 115 di questi gol!
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