Le 4 chiavi di Napoli Roma. Dal muro giallorosso alle cartucce sparate a vuoto
Le 4 chiavi di Napoli Roma che hanno decretato il pesante 1-3 allo stadio San Paolo di Fuorigrotta. Gli episodi clou del match di ieri pomeriggio…
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Il derby del Sole e le 4 chiavi del match: L’anticipo della ottava giornata di serie A Tim ha visto la formazione partenopea, reduce da una sconfitta a Bergamo, affrontare la compagine giallorossa, che aveva invece conquistato i tre punti in casa contro l’Inter di De Boer. Privato del suo unico vero centravanti, il Napoli cerca (ma non troverà) alternative in attacco, con Gabbiadini chiamato ad una prova di carattere e concretezza. Buoni i primi 40 minuti della gara, con gli azzurri attenti e propositivi sulla trequarti avversaria: i ripetuti flipper nell’area di rigore difesa da Szczesny negano la gioia del gol prima a Insigne, poi a Hamsik, poi qualcosa va storto.
Chiave numero 1: Kalidou Koulibaly, croce e delizia di un Napoli rimaneggiato, orfano di Arek Milik e della buona sorte. Perché si sa, quando tutto deve girar storto, bisogna esser in grado di trovare una reazione, una componente uguale e contraria che ti consenta di ribaltare la situazione e di cambiare le carte in tavola. E il nostro K2 le carte in tavola le ha cambiate, non una ma due volte. Il suo errore su disimpegno, al minuto 43 del primo tempo, regala un pallone d’oro all’egiziano Salah: totale libertà e assist al bacio per Dzeko che, a tu per tu con Reina, non sbaglia. Sullo 0-2 riaccende le speranze dei tifosi partenopei, siglando la rete che avrebbe potuto riaprire la partita. Poi i crampi: di Nainggolan, di Juan Jesus, di Maksimovic, proprio nel momento in cui gli azzurri avevano ritrovato fiducia e ricominciato a imporre il proprio gioco.
Chiave numero 2: Elseid Hysaj. L’ albanese è tra i giovani più promettenti d’Europa nel suo ruolo, ma quanti errori! Sua la responsabilità sul secondo gol di Dzeko, dove sceglie di aggrapparsi al numero 9 giallorosso, che comodamente riesce non solo a colpire di testa la sfera, ma anche a indirizzarla nell’angolino dove Pepe Reina non può arrivare. Scelta azzardata, immotivata, decisiva: ecco perché anche il numero due azzurro non può non fare parte delle 4 chiavi che hanno condizionato Napoli-Roma.
Chiave numero 3: Jorginho. Sarri sostiene che il numero 8 abbia disputato una buona gara, i numeri dicono il contrario. Il retropassaggio a Reina alle battute iniziali del primo tempo ricorda l’errore contro il Benfica, i passaggi scolastici ai compagni rievocano il fantasma tanto criticato di Jorge Luis Frello, soffre Nainggolan su ogni centimetro di campo, non riesce mai a liberarsi dalla sua marcatura, di verticalizzazioni neanche l’ombra, stecca anche a porta libera. Male, male, male, molto male.
Chiave numero 4: Manolo Gabbiadini, l’esterno d’attacco chiamato a fare la prima punta anche quando Milik godeva di buona salute. Le tre partite della scorsa stagione, quelle in cui fu chiamato a rimpiazzare lo squalificato Higuain, lasciarono ben sperare su un suo possibile impiego come terminale d’attacco. Così non è stato. Manolo prova ad attaccare la profondità, qualche volta si abbassa sulla trequarti per raccogliere la sfera e far partire la manovra d’attacco, azzarda movimenti a destra e a manca per liberarsi dalla marcatura avversaria. Ci prova, ma non va. Scoccata l’ora di gioco, viene fatto accomodare in panchina tra i fischi del San Paolo (o meglio del settore distinti) che non apprezza la prestazione del ragazzo. Chi nasce tondo non muore quadrato.
Urge centravanti, presto, prestissimo.
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