La signora “Simm sette otto e nuje” cerca un risarcimento
La signora Antonietta, diventata famosa per un’intervista in dialetto, cerca di tutelare la sua immagine rivolgendosi al suo avvocato.
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NAPOLI, TORRE ANNUNZIATA – A volte ritornano. O meglio, nella rete, dalla rete, forse non si sparisce mai. E’ il caso di una signora di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, che qualche anno fa è divenuta famosa per un’intervista dovuta all’incendio in alcune abitazione della sua palazzina, nell’anno 2009. Sì, è proprio lei. La signora Antonietta che, col suo slang torrese, rilascia una video intervista ad una testata giornalistica locale e diviene famosa per la celebre frase (diventata poi un tormentone negli anni) “Simm’ sette, otto e nuje“.
Dall’intervista alla popolarità il passo è stato davvero brevissimo. La signora Antonietta si è trovata catapultata in un mondo del tutto nuovo, è diventata una vip e il suo successo è stato riconosciuto in tutta Italia, non solo nel napoletano.
Sul web, da quel giorno, è scoppiata una mania: centinaia di immagini che ritraevano la signora spopolavano sui social e per la rete. Il video integrale dell’intervista ha ottenuto, su youtube, circa 2 milioni di visualizzazioni. Altro clamore, altra notorietà. Ma non è tutto! C’è stato anche chi si è spinto a produrre vere e proprie canzoni rap che utilizzavano lo slang e la frase della signora torrese e c’è chi ha stampato magliette che riprendevano le dichiarazioni più celebri della malcapitata.
Antonietta, dall’alto dei suoi 75 anni, ha deciso, però, di “ribellarsi” a cotanta notorietà: conosciuta anche sui social soltanto come la ‘signora del Parco Apega’, scampata per miracolo all’incendio alle Palazzine verdi, per anni non ha mai visto una lira.
Per questo motivo, la signora si è rivolta all’avvocato Salvatore Irlando, di Torre Annunziata, per “tutelare la sua immagine” cercando una strategia legale che le consenta di ottenere almeno un“risarcimento” in merito al suo sfruttamento. La decisione, sembra, essere stata presa in seguito al racconto di un parente che le avrebbe fatto ascoltare l’ultimo “successo” rap dovuo al suo dialetto. E allora ecco che la signora si è decisa a voler concedere un diritto d’autore su quella intervista, che le ha cambiato, per sempre, la vita.
Cos’è successo? Ripercorriamo i passi. L’8 maggio 2009, circa alle ore 13, attimi di paura scuotono il rione ‘Carminiello’. All´interno di una delle palazzina del ‘Parco Apega’, nella periferia sud di Torre Annunziata, scoppia un incendio causato dall’esplosione di una bombola di gas per uso domestico, utilizzata dai condomini per accendere i fornelli della cucina.
L’incendio divampato al primo piano, sprigiona fiamme altissime. Prontamente, colti dal panico, i residenti lasciano le proprie abitazioni e si riversano in strada. Tra di loro anche la signora Antonietta, che racconta quei momenti drammatici alle telecamere rilasciando l’intervista in un ‘dialetto’ molto stretto : “O mensil che tenevo astipato nun o tengo chiu” è una delle prime dichiarazioni della povera signora che prosegue chiedendo un aiuto al sindaco, il quale avrebbe dovuto impegnarsi per ricostruirle casa “A casa s’è distrutta. O’ sindaco adda venì ca immediatamente, nun adda fa a chi figlio e a chi figlistro“.
I Vigili del Fuoco domano repentinamente le fiamme e, fortunatamente, non viene ritrovato alcun ferito. Dopo l’intervista, la ‘signora del Parco Apega’ diviene un fenomeno, non solo virale: sui social, in tv, , in discoteca, sulle bancarelle degli ambulanti.
Nessuno, però, le ha chiesto un permesso. Nessuno le ha chiesto se poteva sfruttare la sua immagine. Ora, la signora Antonietta (giustamente oseremo dire) ha detto basta e cercherà di far valere i suoi diritti.
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