Caso Paragon: sorveglianza illegale di attivisti e giornalisti in Italia
Scandalo spyware: attivisti e giornalisti italiani nel mirino di Graphite.
REPERTORIO
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Caso Paragon – Recentemente, l’Italia è stata colpita da “Spyware Graphite“. Questa vicenda ha rivelato l’uso di un software per la sorveglianza.
Sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions, è stato impiegato per monitorare illegalmente attivisti e giornalisti. Questo software avanzato è in grado di clonare il contenuto dei dispositivi “infettati”. Inoltre, è in grado di geolocalizzarli e trasferire all’esterno ogni dato presente, compresi quelli criptati.
Caso Paragon: le persone colpite
Tra le persone colpite figura don Mattia Ferrari, cappellano di bordo dell’ONG Mediterranea Saving Humans. Nel febbraio 2024, Meta ha avvisato don Ferrari di un attacco sofisticato supportato da entità governative non identificate, simile a quello subito da Luca Casarini, capo missione della stessa ONG. Questi attacchi hanno sollevato gravi preoccupazioni riguardo alla sorveglianza di individui impegnati nella difesa dei diritti umani e nel soccorso ai migranti.
Lo sfogo di Don Mattia Ferrari
Il cappellano, in una recente intervista, ha espresso preoccupazioni riguardo alle intercettazioni di cui è stato vittima. Ha ipotizzato un possibile collegamento tra queste sorveglianze e il suo lavoro con i migranti.
“Ci sono anche molte altre possibilità“, ha dichiarato. “Ora è fondamentale capire e chiarire questa situazione. Non temo per me stesso, ma per le persone che subiscono orrori e violenze indicibili. Questo avviene a causa degli accordi stipulati dagli Stati per tenere i migranti lontani dalle nostre case. In questo modo, vengono sacrificati i diritti umani e la fraternità che ci unisce“, ha concluso.
Anche Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, è tra le potenziali vittime dello spyware Graphite. Questa situazione ha generato un acceso dibattito mediatico e politico, mettendo in discussione l’uso di tecnologie di sorveglianza da parte del governo italiano. Nonostante le smentite ufficiali, Paragon Solutions ha deciso di terminare il contratto con l’Italia, a seguito delle accuse di utilizzo improprio del software per monitorare giornalisti e attivisti, violando così i termini etici dell’accordo.
Denunce e azioni legali intraprese in risposta a questi eventi
Il sindacato nazionale dei giornalisti italiani ha presentato una denuncia penale in risposta a questi sospetti. Inoltre, ha evidenziato il potenziale abuso dello spyware per sorvegliare critici del governo anziché criminali. Questa azione legale sottolinea l’importanza di proteggere la libertà di stampa e i diritti fondamentali in una democrazia.
Il caso Paragon è un campanello d’allarme e mostra la necessità di regolamentare l’uso degli strumenti di sorveglianza avanzati. Inoltre, è fondamentale garantire che siano utilizzati solo per scopi legittimi. Così facendo, si evitano violazioni della privacy e dei diritti civili.
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