Luca Salvadori morte, le parole del padre: “Barriere messe in modo criminale”
A quasi un mese dal decesso, parla il padre del pilota Luca Salvadori: "Il tema della sicurezza deve essere portato avanti"
Morte Luca Salvadori– E’ passato quasi un mese dal tragico decesso del pilota milanese Luca Salvadori, il 32enne deceduto il 14 settembre in seguito a un grave incidente verificatosi durante l’ultima tappa del Campionato Internazionale di Road Racing (IRRC) sul circuito del Frohburger Dreieck.
Il padre del giovane, Maurizio, ha deciso di rompere il silenzio affidando un lungo sfogo al canale YouTube del figlio: “Mi sento in imbarazzo a invadere quello che era e che rimane il campo di Luca, sono abituato a lavorare dietro le quinte – ha affermato l’uomo -. Ho deciso di parlare perché mi sento in dovere di ringraziare tutti voi per la partecipazione che Luca ha ricevuto e per le migliaia di messaggi, la maggior parte di sconosciuti, che sono arrivati e che sono stati di conforto. Prima tutti voi eravate un grande numero che decretava il successo di Luca. In realtà ho capito che questi numeri rappresentano delle persone che formano una grande famiglia“.
Morte Luca Salvadori, lo sfogo del padre sul tema della sicurezza
Il padre del giovane pilota ha deciso di esprimersi anche sul tema della sicurezza:
“Mi hanno chiesto come sia stato possibile un incidente del genere. Non esistono immagini ufficiali se non quelle dalla moto di Luca e dalle moto che lo seguivano. C’è però un’inchiesta in corso e non sono al momento utilizzabili. Io le ho viste e mi sento di dover parlare di una argomento delicato che è quello della sicurezza: Luca era perfettamente cosciente dei rischi, il contatto tra due moto è una fatalità, però mi sento di dire che le barriere di protezione che sono state predisposte fuori da quella curva sono state predisposte in modo criminale. Perciò questa sarà la mia missione. Non sono il papà che cerca a tutti i costi un colpevole per la morte del figlio, però il tema della sicurezza deve essere portato avanti”.
“Ci sono rischi diversi fra il correre in pista o in strada- ha continuato l’uomo-, ma questo non toglie che chi organizza debba fare il possibile per garantire il massimo della sicurezza. Non si può improvvisare. Il mio unico scopo è che tragedie del genere in futuro si riducano e che si faccia il massimo per evitarle, cosa che fino a oggi non è stata fatta. Ho parlato con alcuni piloti che seguivano Luca e che, dopo l’incidente, mi hanno detto di essere intenzionati a smettere. Non si può giocare con la vita dei piloti animati da sacro e sano entusiasmo ma che si affidano a organizzazioni del tutto incompetenti”.
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