Omicidio fratelli Marrandino: il sospettato nega tutto
Antonio Mangiacapre, sospettato del duplice omicidio, si dichiara estraneo ai fatti. Ancora non è chiaro il movente
OMICIDIO FRATELLI MARRANDINO – Sabato 15 giugno le vite dei due fratelli Claudio e Marco Marrandino sono state spezzate da una pioggia di proiettili. Il tragico duplice omicidio è avvenuto tra Succivo e Orta di Atella, all’uscita dell’Asse Mediano.
Le autorità hanno fermato Antonio Mangiacapre, sospettato di aver ucciso i due uomini. Il 53enne però ha negato tutto. Egli, infatti, ha dichiarato agli agenti di non sapere nulla della vicenda e che il veicolo – quello utilizzato per commettere l’omicidio – gli era stato rubato.
Le indagini continuano, ma sicuramente non sono emersi elementi che potevano ricondurre i due fratelli alla criminalità organizzata.
Omicidio fratelli Marrandino: la dinamica
Sabato 15 giugno, i due fratelli erano in macchina di ritorno verso casa, a Cesa. Marco era andato a prendere il fratello Claudio in aeroporto. Stavano percorrendo l’autostrada Nola-Villa Literno, quando poi si sono imbattuti in Antonio Mangiacapre, il principale sospettato.
Stando a quanto ricostruito in una nota della Procura di Napoli Nord, la scena è avvenuta davanti ad una pattuglia dei carabinieri della Compagnia di Marcianise che si trovavano nelle vicinanze. Gli agenti avevano visto le auto ferme e due persone che discutevano animatamente. Mentre il capo pattuglia si avvicinava a piedi, uno dei due si è avvicinato al lato passeggero di uno dei veicoli. Dopo aver strattonato l’uomo seduto, ha tirato fuori una pistola e ha esploso numerosi colpi, uccidendo Claudio in auto. Marco, che guidava il veicolo, ha cercato di scappare, ma è stato colpito alla schiena.
L’uomo ha puntato poi la pistola contro il carabiniere, che ha sparato due colpi, mancandolo. Si è poi infilato nella sua vettura ed è scappato.
L’inseguimento e il fermo
Gli agenti si sono subito lanciati all’inseguimento, durante il quale il fuggitivo ha cercato di fermare la pattuglia lanciando pezzi di vetro dalla macchina. Alla fine ha fatto perdere le sue tracce nelle campagne intorno il comune di Cancello e Arnone. Le ricerche hanno poi portato al fermo del 53enne, che si trovava nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno. Hanno poi trovato il veicolo successivamente, in una zona rurale.
Perquisita la casa, gli agenti hanno trovato armi e munizioni, tra cui un fucile a canne mozze con matricola abrasa e una pistola semiautomatica detenuta illegalmente. Inoltre aveva 100 kg di bossoli e polvere da sparo per il confezionamento di cartucce. Mangiacapre aveva già avuto dei provvedimenti amministrativi di divieto di detenzione di armi e revoca di porto d’armi.
Movente non ancora chiaro
Emesso il nei confronti di Antonio Mangiacapre domenica 16 giugno, “acquisiti gravi indizi di colpevolezza sul suo conto, tenuto conto dell’inequivoco riconoscimento da parte degli agenti operanti e del pericolo di fuga palesato“. Accompagnato poi nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) a disposizione dell’autorità giudiziaria. Nella nota si precisa che l’uomo nel corso dell’interrogatorio ha negato ogni addebito e si è detto completamente estraneo alla vicenda. La procuratrice Maria Antonietta Troncone specifica che “non è ancora chiara l’identificazione della causale“.
Fonte: Fanpage.it
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