Sabato si presenta S.P.O.T. (Senza perdere ‘o tiempo), il secondo album di Giovanni Block
Appuntamento alle 21, allo spazio Agorà Dema in via Santa Brigida, con S.P.O.T, il secondo album di Giovanni Block. Dal Conservatorio all’underground, andata e ritorno, il percorso di un napòlide. Rigorosamente in lingua
[ads1] Il 28 maggio, alle ore 21 nello spazio AGORÀ/DEMA in via Santa Brigida 65, sarà presentato “S.P.O.T (Senza perdere ‘o tiempo)”, il secondo album di Giovanni Block. Scritto, orchestrato e prodotto artisticamente dallo stesso cantautore, è stato registrato negli studi della Polo Sud di Ninni Pascale.
L’album, tutto in napoletano, è stato anticipato dall’uscita ad aprile di un singolo, “Tiemp’ ‘e viento” ed è composto da 10 brani per 11 tracce: “O mare va truvann e forti”, “Cchiù sul” (due versioni), “Senza dicere niente”, “Int’all’undreground”, “Core mio”, “Storia di un antico tradimento”, “Palomma e’ notte”, “Addà veni baffone”, “E va a fernì sempe accussì”. I musicisti ospiti rappresentano il meglio della musica prodotta da napoletani negli ultimi anni: Flo, Alessio Arena, Moda loda broda, Epo, Francesco Di Bella, Batà ngoma.
Dai primi momenti della formazione di questo disco il tema era: “Scrivere o non scrivere in napoletano?”. Un aspetto delicato, specie dopo la morte di Pino Daniele. Block ha scelto la lingua partenopea. Scelta difficile, in un momento in cui osare il napoletano poteva essere visto come irriguardoso. Ma, forte di una condizione anomala all’interno del circuito musicale cittadino e italiano, per certi versi “aliena”, troppo colto per essere pop e troppo semplice per piacere alle accademie, ha deciso di realizzare un lavoro che, per il tramite della grande musica, andasse dritto al cuore della sua città. E oltre: vero “napòlide”, ha scritto in lingua madre non per ritagliarsi l’ennesima patente di napoletano doc ma individuando in questa un mezzo di riscoperta di sé e di dialogo con fuori. In questo senso Block si colloca in quella categoria di artisti formatisi all’ombra del Vesuvio ma fatalmente destinati a uscirne: quelli che utilizzano la lingua e le storie che questa città con i suoi conflitti e le sue bellezza regala, coltivando però un’ambizione artistica potenzialmente senza confini.
I brani del suo nuovo lavoro sono l’esito di una concezione artistica totale: autore di testo e musica, curatore degli arrangiamenti delle orchestrazioni e produttore artistico, con piena maturità Block veste gli undici brani di sonorità quasi filmiche, trasformandoli in parti di un viaggio sonoro innovativo. Non a caso a S.P.O.T. partecipa il meglio della scena musicale cittadina: Alessio Arena, Epo, Flo, Francesco Di Bella, i Moda Loda Broda – l’attore Gianfelice Imparato ha scritto il testo di “Cchiù sul” – sono solo alcuni degli artisti che hanno portato il loro contributo creativo e umano alla musica di Block. Un disco che sa essere divertente, orecchiabile e incredibilmente profondo. Ci sono canzoni come “Core mio” che commuovono, altre che divertono come “Adda venì baffone”, altre ancora che tuffano l’ascoltatore in un tempo sospeso come “Tiempo ‘e viento”.
L’alto e il basso si inseguono, camuffandosi l’uno dietro l’altro. Un approdo naturale per un autore dal precoce successo nazionale che, dopo aver fatto cantare le platee di tutta Italia, si è preso il tempo di tornare alle radici, e non solo territoriali: concedendo tempo allo studio, con tre diplomi al Conservatorio, e calandosi a peso morto nel più profondo underground, nelle cantine, a contatto con gli umori della gente. Così nasce S.P.O.T., una rivisitazione degli estri sotterranei della città arricchita dallo studio fatto sulle materie nobili. Chi frequenta la musica, napoletana e non, si renderà conto che questo equilibrio – considerato quasi sempre impossibile – nell’ultimo lavoro di Giovanni è, addirittura, mirabile. Buon ascolto.
Ufficio stampa: Gabriella Diliberto, Valentina Giungati
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