Sarno. Da 20 mesi senza stipendio, si barricano in centrale
Tredici operai dell’acquedotto di Sarno, da venti mesi senza stipendio, si sono barricati ieri nella loro centrale minacciando di bruciarsi con l’acido
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Da ormai venti mesi svolgono il loro lavoro regolarmente, sebbene non percepiscano alcuno stipendio. La società a cui facevano capo è stata chiusa per procedure antimafia e la competenza doveva passare alla Gori e alla Regione. Finora, però, nessuno ha preso in considerazione questi tredici operai che, dal momento della chiusura hanno sempre garantito il servizio idrico nella città di Sarno, lavorando notte e giorno.
Ieri, al culmine della sopportazione, si sono barricati nella centrale di Via San Giovanni ed hanno iniziato a minacciare di bruciarsi con l’acido: chiedono in cambio un contratto, altrimenti non usciranno dalla centrale e la città di Sarno resterà priva del suo, normale, approvvigionamento idrico.
“Siamo al limite”, hanno spiegato, “E siamo stanchi delle promesse. Non possiamo più vivere così. Siamo padri messi in ginocchio. Lavoriamo, ma non possiamo garantire nessun sostentamento alle nostre famiglie”.
L’inizio della storia risale al settembre del 2014, quando la loro azienda, che gestiva il servizio, inviò ai suoi lavoratori delle lettere di licenziamento, garantendo un servizio idrico garantito a fronte, però di stipendi fantasma.
Adesso le condotte sono chiuse e tutta la zona di Episcopio è rimasta a secco, insieme al centro storico e ad una parte del restante centro città. La polizia sta adesso monitorando la zona e cerca di mantenere l’ordine, nella speranza che qualcuno degli operai non commetta un gesto disperato.
Per gli operai, comunque, le responsabilità della politica campana in questo ennesimo dramma della povertà sono più che evidenti. E ieri, infatti, alla vista del responsabile regionale Pisacane, molti di loro hanno dato in escandescenze ricoprendo l’uomo di rimproperi, urla ed altri insulti. La situazione è veramente delicata.
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