14 Aprile 2016

Bosco di Capodimonte: è questa la strada giusta?

capodimonte

Bosco di Capodimonte sta cambiando fisionomia. Me ne sono accorto proprio ieri, mentre facevo il mio percorso settimanale di running… Un calvario di tronchi ammassati ed erba potata a macchie…

[ads1] Bosco di Capodimonte, Porta Miano, ci passo almeno tre volte a settimana.

Agli occhi di uno sconosciuto o di chi non ci fa caso, sembra sempre tutto meravigliosamente uguale, un piccolo cantiere alle spalle della guardiola, qualche cacchetta appena sfornata e lasciata lungo la strada, un prato che si apre quasi a perdita d’occhio e l’aria pulita che ti rigenera dopo una giornata passata tra le vie del centro.

Purtroppo o per fortuna in quel bosco ci passo tanto tempo, e in più ho dalla mia il fatto di amare quasi morbosamente la natura, che mi accorgo di ogni minimo dettaglio che in quel parco cambia.

E ce ne sono di cose che cambiano, sotto i nostri occhi, sotto gli occhi di tutti i frequentatori.

Ieri ad esempio ho notato che gli alberi segnati con uno spray rosso sono aumentati, lungo il percorso che ho svolto (non addentrandomi nella fitta vegetazione), ne avrò contati circa sessanta. Dovrebbero essere quelli che saranno abbattuti, un colpo al cuore vedere quei giganti di legno e foglie piene di vita, “marchiati”, destinati a diventare chissà cosa, appunto, cosa?

Anche solo se si passeggia per il vialone principale, non ci si può non accorgere delle decine e decine di tronchi ammassati ed ormai privi di vita, abbandonati all’incuria e all’indifferenza di chi sta svolgendo questi “lavori di restauro”. Come se la natura avesse bisogno della mano dell’uomo per sembrare più bella…

Pochi giorni fa, Vega Colonnese denunciava un “intervento massivo, invasivo di cui non riusciamo a spiegarci il motivo…”, presentando insieme ad altri esponenti del suo partito, M5s, un’interrogazione parlamentare e chiedendo un incontro con Sylvain Bellenger l’attuale direttore del Museo di Capodimonte.

Ebbene Come Messi, anche Sylvain Bellenger, dribbla le richieste e le domande di chi denuncia un “esproprio” del Bosco nei confronti dei cittadini a favore dei privati, che a quanto pare, hanno cominciato a strofinarsi le mani appena saputo della “privatizzazione” di alcune strutture all’interno del parco.

Sarebbe questa la strada giusta?

Hotel di lusso, strutture per cerimonie, incontri occasionali tra dirigenti, e come Bellinger dice durante un’intervista a “La Repubblica”:

“…Penso al pubblico delle crociere, 5000 persone alla volta, che non vanno a vedere il museo. C’è bisogno poi di sviluppare una strategia di marketing, offrire una ristorazione di alto livello e un servizio ristoro di base, c’è tanto da fare. Ma credo molto nel rapporto col personale e con la città. Voglio ascoltare tutti e poi agire”.

Appunto, Bellinger ha ascoltato i cittadini? Ha chiesto per caso se questa “magnificenza” interessi sul serio agli amanti della natura, dello sport e del tempo libero? Si è chiesto se tutta questa “grandezza” serva sul serio alla città ed ai cittadini che vanno al parco a cercare “tranquillità” e non un ristoro, una camera d’albergo o 5000 persone che non vanno a vedere solo il museo…?

Bosco di Capodimonte “colpevole” di ricevere pochi visitatori. E su questa bugia, ci sarebbe un capitolo enorme grande un chilometro e mezzo quadrato da affrontare e che noi riassumiamo dicendovi che Capodimonte è il settimo sito più visitato d’Italia con 974.531 visite nel 2015 (e non grazie a Bellinger)
Ecco i dati del ministero dei beni culturali.

Bosco di Capodimonte, ci siamo tanto amati…

E ancora il direttore si propone di ascoltare i cittadini, gli stessi che hanno chiesto più trasparenza riguardo proprio alle opere di restauro del bosco, dopo la denuncia delle associazioni dall’inizio dell’anno, tra cantieri senza sicurezza, allargamento delle strutture che hanno permesso di cementificare molte zone verdi, oltre alle “potature” di circa 150 alberi (come se oggi “abbattere” e “potare” per la sovrintendenza, avesse lo stesso significato…), lo stesso Sylvain Bellenger che rifiuta costantemente di dare spiegazioni a riguardo.

Parliamoci chiaro:

Qui non si tratta di “servizi per i cittadini”. Non stiamo parlando di semplici azioni di manutenzione, di uno dei parchi più belli d’Europa. Qui pare che pian piano si voglia far passare l’idea che il parco non è di Napoli e dei napoletani, insinuando opere private che a lungo andare chiederanno il conto della sicurezza (che già oggi in alcune zone del bosco viene a mancare…), ed il prezzo da pagare allora quale potrà essere?
-Ingresso a pagamento?
-Divieto di ingresso in alcune zone?
-Chiusura dei giorni adibiti a manifestazioni e convention?

La storia del parco di Capodimonte vuole che alla sua nascita, fosse usato dal re Carlo III di Spagna per attività venatorie, quindi chiuso, usufruibile solo ed esclusivamente ai reali, o con Ferdinando I delle Due Sicilie che aprì il parco due volte l’anno ai cittadini, per non parlare dei Savoia, che lo fecero tornare di nuovo “privato” ed usato per battute di caccia.
Cari Sylvain Bellenger I di Normandia e Matteo Renzi II di Toscana, per caso, siamo tornati alla monarchia?

Io intanto ho scattato qualche foto, ma ho preferito scattare “il lato luminoso del parco”:

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