2 Marzo 2023

Morte Diana Biondi, il rettore della Federico II:”Abbiamo perso una figlia”

Morte Diana Biondi: la comunità universitaria della Federico II esprime le sue parole di cordoglio, dal rettore Lorito agli studenti

Morte Diana Biondi

Morte Diana Biondi: Siamo ancora sotto shock per la prematura scomparsa di Diana Biondi, la studentessa 27enne di Somma Vesuviana, che si sarebbe suicidata per problemi legati all’università.

Diana era una studentesse di Lettere Moderne all’Università degli Studi di Napoli Federico II e come tutti i suoi coetanei aveva tanti sogni e speranze nel cassetto, fra cui quello di laurearsi. Ma sembra che un esame di latino si sia frapposto al raggiungimento dell’agognato traguardo e Diana, dopo aver mentito sulla data di laurea, non ha retto il peso della pressione e delle aspettative sociali.

Perché sì, se non ti laurei nei tempi “canonici”, la società inizia a guardarti male e a relegarti nell’angolo come se fossi un fallito buono a nulla da gettar via. Possiamo prenderci in giro, fingendo che non sia così, ma chi è ancora dentro il mondo accademico o ne è uscito da poco, sa bene come funziona questo meccanismo.

Morte Diana Biondi – Come rende noto Il Mattino, il rettore dell’ateneo federiciano, Matteo Lorito, ha espresso il suo dolore per il suicidio di Diana:

«Abbiamo perso una figlia, nonostante le forti azioni di sostegno agli studenti messe in atto. È una perdita enorme perché quando si spegne una giovane vita è sempre un fatto enorme. Non abbiamo dormito questa notte. Ma se il disagio non si manifesta è impossibile intervenire. Segnalateci il malessere (appello rivolto a genitori e amici). E, se non si riesce, non è un fallimento. Si cresce, tutti insieme».

E ancora: «Gli strumenti per intervenire ci sono, abbiamo gli strumenti. Vogliamo coccolare e aiutare i nostri figli». Il Magnifico Rettore si riferisce in particolare al centro di servizi per l’inclusione attiva e partecipata degli studenti, SInAPSi, operativo da anni nella sede di Porta di Massa.

Il messaggio è stato rilanciato da Andrea Mazzucchi, direttore del dipartimento di Scienze umanistiche, che ha espresso vicinanza alla famiglia colpita dal lutto, per poi sottolineare l’importanza di creare comunità all’interno dell’università, di riconoscere un valore alla fragilità e di chiedere aiuto.

Il supporto psicologico è indispensabile e dovrebbe essere un servizio primario offerto in ogni contesto, ma non basta. Bisogna partire dalle radici.

Le istituzioni accademiche in primis contribuiscono ad incentivare la competizione e il senso di inadeguatezza mediante il ricatto dell’aumento delle tasse per gli studenti “fuoricorso”, nascondendosi dietro il dito della “meritocrazia”.

È un sistema che inevitabilmente finisce per lasciare indietro chi non riesce, per un motivo o per un altro, a “stare al passo”, schiacciandolo nella sua morsa. Ma se Diana, purtroppo, non è la prima studentessa ad essersi tolta la vita per l’università, vuol dire che dobbiamo mettere seriamente in discussione tale sistema.

Anche familiari e amici, a volte, pur inconsapevolmente, incentivano questo morboso apparato. Perché chiedere insistentemente e con tono critico “quando ti laurei?” o “quanti esami ti mancano?” può aprire ferite profonde, spesso non cicatrizzabili. Non puntiamo il dito contro nessuno, non sappiamo cosa si nasconde nel vissuto di ognuno, ma è una riflessione dalla quale non possiamo esentarci.

Morte Diana Biondi – Proprio su questi punti si sono soffermati i numerosi studenti che sul gruppo Facebook del corso di studi in Lettere Moderne hanno scritto messaggi di cordoglio e di solidarietà, raccontando le proprie personali esperienze, soffermandosi sulle “cadute”, per motivare i propri colleghi a non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà e a richiedere sempre un supporto.

Gli studenti della Federico II stanno rispolverando i vecchi valori (da molti dimenticati) della comunità, dell’empatia e dell’humanitas. C’è tanto dolore, ma anche tanta rabbia e senso di impotenza che vuole però trasformarsi in azione concreta per mettere un punto fermo a queste tragedie.

La schiera di giovani suicidi a causa dell’università lancia un allarme forte e chiaro. C’è un problema evidente che va affrontato immediatamente.

Asteniamoci da giudizi e tendiamoci la mano, gli uni con gli altri. Non cambieremo il mondo, ma magari riusciremo a salvare delle vite.

Non si può morire per una mancata laurea.

Ciao Diana, scusaci!

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