9 Febbraio 2023

Al Palazzo delle Arti di Napoli Annalaura di Luggo in mostra

L’uomo può condividere visioni pur non vedendo e avere dignità.

Al Palazzo delle Arti di Napoli Annalaura di Luggo

Palazzo delle Arti di Napoli. Annamaria di Luggo, nota per la sua sensibilità ed il suo impegno nell’interpretare il disagio per portarlo alla luce e indagarlo, esporrà le sue opere al Pan di Napoli dal 10 al 16 febbraio 2023, presso la sala Foyer. Il titolo della mostra di Annalaura di Luggo, a cura di Filomena Maria Sardella, è MULTUM ANIMO VIDIT. L’IRIDE, IL POZZO. L’inaugurazione si terrà il 16 febbraio alle ore 17,30. ll catalogo della mostra a cura di Filomena Maria Sardella e con un saggio di Aldo Gerbino, sarà presentato nella stessa sede, mercoledì 15 febbraio alle ore 17,30

L’arte della di Luggo si fonde e dialoga con tematiche che riguardano il sociale nelle sue più svariate sfaccettature. In mostra sono esposti quadri a parete dell’ultima produzione dell’artista, di formato medio grande, alcune con interessanti sistemi luminosi. In esposizione anche un’installazione, di dimensioni contenute, che porta alla base una frase tratta dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani-OHCHR, approvata e proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, ed esprime il risollevarsi verso la vita attraverso occhi, dall’iride variegato, che si ergono sopra uno scenario devastante. Come fiori sostenuti da esili steli, distanziandosi dalla scura terra colma di bossoli e di lame, portano il profumo della riscossa, che con la volontà e con il cuore sorvola oltre i danni provocati dalla violenza dell’uomo sull’uomo. Sarà esposta anche un’opera dedicata dall’artista all’A.I.R.O. Associazione italiana Rinnovamento in Oculistica Onlus, fondata dal prof. Vincenzo Orfeo, oculista napoletano e noto chirurgo, che si adopera in missioni umanitarie insieme a personale volontario specializzato nel settore, per curare patologie oftalmiche nei paesi del Terzo Mondo, in particolare in Ghana, con attenzione ai mali insorgenti nelle nuove generazioni. Per questo non mancano, in queste opere, occhi coloratissimi di uomini e animali, catturati con una speciale macchina fotografica.

Annalaura di Luggo interpreta in questa mostra nuovamente la cecità proponendo suggestivi interventi in opere note e meno note della storia dell’arte: così avviene ne “La parabola dei ciechi” di Pieter Bruegel. L’occhio interpreta la luce interiore, dunque la cecità, come per il Groto, non impedisce la vitalità dei sentimenti e delle azioni: l’uomo può condividere visioni pur non vedendo, e avere dignità. Pensiamo a quanto ci trasmette la nostra migliore tradizione, ereditata già dai greci che, ad esempio, chiedevano al cieco Tiresia di svelare il futuro, come alle Sibille, considerate veggenti e spesso costrette a vivere al buio sotto i santuari per essere più vigili nel fornire pronostici, attribuendo così una sensibilità speciale ai visionari dell’immagine. Un’esposizione ricercata nei temi e nelle composizioni visive che, come citazioni ritrovate nella memoria e scurite dal tempo, riemergono trasportate dal nuovo occhio che le ricolloca, tutte in fila, all’attenzione del fruitore moderno, costringendolo a meditare sulla diversità di una umanità spesso trascurata e che, al contrario, ha risorse introspettive che riescono a campire i vuoti dei dolori deprivatori che la vita, cieca sì nel dispensare beni e mali, offre. Ma non solo opere a rappresentare la cecità di un organo come la vista, perché altre fermentano nuove sensazioni, persino le opere litiche come l’Ercole o il particolare della Pudicizia del Corradini o la coreografia di donne e ancora altre figure (scelte con intelligenza e curiosità nel panorama della storia), in modalità sempre blandamente oscurata, partecipano alla mise en scène della vita. L’occhio che l’artista inserisce tra le immagini scelte apre un campo di sentimenti e di empatie, per cui le opere in mostra raccontano, rielaborandole e intervenendo su di esse, nuove messe a fuoco sui rapporti tra l’intimo sentire e il mondo esterno. Una modalità arguta, un andare oltre le apparenze che prenderà per mano anche il fruitore distratto.  

Annalaura di Luggo, Palazzo delle Arti di Napoli

Ogni essere umano – racconta Annalaura di Luggo – è una creatura di Dio unica e meravigliosa e racchiude in sé un mondo da esplorare. Per questo motivo ho deciso di cominciare la mia indagine dall’occhio, che, per gli antichi, era lo specchio dell’anima. L’occhio da me rappresentato diventa uno strumento di uguaglianza che prescinde da sesso, razza, età e posizione sociale”

Biografia

Annalaura di Luggo (1970) è un’artista nata a Napoli dove vive e lavora. Presente alla 58^ Biennale di Venezia (Pad. Repubblica Dominicana – Palazzo Albrizzi-Capello) e alle Nazioni Unite di New York, il suo percorso si muove tra la ricerca multimediale e quella pittorica. Le sue opere e le sue installazioni, realizzate attraverso la fusione di tecnologia e manualità, dialogano, per complessità e varietà, con il fruitore che è protagonista dell’azione concettuale e stimolano il dialogo su questioni sociali. Ha, con destrezza ed empatia, affrontato l’incarcerazione (“Never Give Up”), le questioni ambientali (“Sea Visions / 7 punti di vista”), i diritti umani (“Human Rights Vision” per la Fondazione Kennedy di New York), la cecità (“Blind Vision” presentato alle Nazioni Unite ed al Consolato Italiano di NY) e la natura e la biodiversità (“Genesis” per la 58ma. Biennale di Venezia). Per il progetto artistico Napoli Eden, ha utilizzato l’alluminio riciclato per costruire quattro gigantesche installazioni pubbliche site-specific che hanno incoraggiato il dibattito sulla sostenibilità nella sua città: Napoli. Questo progetto ha ispirato la creazione del docufilm “Napoli Eden”, diretto da Bruno Colella che ne racconta il processo creativo. “Napoli Eden” si è qualificato per la “Consideration” per le nominations agli Oscar 2021 nella categoria Best Documentary Feature. L’alluminio riciclato e la monumentalità ritornano anche in “Collòculi>We Are Art”, una gigantesca iride scultorea che trasmette contenuti multimediali ed immersivi, presentata in anteprima presso la Fondazione Banco Napoli del capoluogo campano e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli | MANN; il processo di realizzazione dell’opera è il focus del documentario “We Are Art Through the Eyes of Annalaura”, diretto dalla stessa artista, la cui narrazione oscilla tra video arte e cinema sperimentale. Il lungometraggio si è qualificato per la “Consideration” agli Oscar 2023, nella categoria Best Documentary Feature e Best Song. Vasta la sua bibliografia, con interventi dei maggiori critici d’arte e personalità internazionali del mondo della cultura e dello spettacolo, tra cui Paul Laster, Stephen Knudsen, Rajsa Clavijo, Timothy Hardfield, Paco Barragan, Stefano Biolchini, Hap Erstein, Francesco Gallo Mazzeo, Aldo Gerbino, Marcello Palminteri, Gabriele Perretta, Vincenzo Trione, Andrea Viliani. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Ha realizzato installazioni permanenti (Museo dell’Istituto P. Colosimo di Napoli, Museo del Carcere di Nisida), temporanee ed interattive (Nazioni Unite, New York; Art Basel/Scope a New York a Basilea e a Miami; MANN | Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Fondazione Banco Napoli, Salone Nautico Internazionale di Genova; Torino Artissima/The Others Fair) volte a modificare la percezione dello spazio e le coordinate visive del reale.

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