Un gigante di 1 e 60
Nessuno ha mai pensato, il che è assai strano, di paragonare il gioiellino della Juve a Lorenzo. Nessuno si è sentito di far notare che se Dybala è il futuro Messi, il prossimo fuoriclasse mondiale, in Italia c’è un tizio che, ad un numero poco inferiore di goal, 10 a 12, ha messo a segno un numero spropositatamente maggiore di assist. Ma forse il problema di questo gigante di 1 e 60, è proprio questo, è italiano, anzi no, è napoletano.
Fosse argentino, brasiliano o colombiano, forse persino Tuttosport, si accorgerebbe che esiste.
[ads1] Il calcio è uno sport fantastico, non preclude a nessuno di primeggiare. Ad ogni caratteristica fisica è possibile adattare un ruolo, ritagliare uno spazio, nessuno è chiamato fuori, solo perché è troppo alto, o troppo basso.
Di ogni peculiarità, si può fare una virtù.
Di Insigne ho spesso sentito dire che fosse troppo basso, troppo leggero, che insomma, nel calcio moderno, fossero altre le caratteristiche necessarie. Invece questo ragazzo di Frattamaggiore ha saputo zittire tutti i saccenti, ha dimostrato sul campo di essere un gigante. Fino ai ventiquattro anni, sembrava sempre che gli mancasse qualcosa, il talento non gli mai mancato, ma gli mancavano i goal, gli mancava un definito spazio in campo, in cui sentirsi davvero a suo agio, oppure gli mancava quel pizzico di personalità che per un napoletano a Napoli, è elemento basilare, che può persino travolgerti, il troppo amore, la grande responsabilità.
A ventiquattro anni, Maurizio Sarri, a differenza di quel “genio” di Benitez, è stato in grado di cucirgli addosso il vestito tattico perfetto, non troppo diverso da quello che Zeman, il primo grande maestro di Lorenzo, gli aveva cesellato.
Così sono cominciati a fioccare gli assist e i goal. Tutti, o quasi, di fattura pregevolissima, dieci perle, condite con innumerevoli assist, e giocate a ripetizione, come un circense, che è chiamato tutte le volte a stupire e che ti sorprende, proprio perché sempre riuscirà a sorprenderti.
Non sempre sono stato magnanimo di complimento verso questo ragazzo, e spesso, mi sono chiesto perché non giocasse di più Mertens, ma oggi devo riconoscere, e tutti devono, che anche in questo caso Maurizio Sarri ci ha visto più lungo di tutti.
Basti pensare soltanto alla punizione messa a segno contro l’Empoli. In un momento tanto delicato della gara, si era sull’uno a uno, Lorenzo prende la palla, la mette per terra e lascia partire un tiro che costringe il portiere a schiantarsi sul palo.
Impossibile dimenticare di quando il portiere del Borussia Dortmund, nel vano tentativo di fermare una punizione dello stesso gigante Insigne, finì con rompersi un dente sul palo alla sua sinistra e poi guardare, frastornato e incredulo, questo ragazzino che correva verso la curva, le mani in alto a formare un cuore.
Oggi Insigne è nettamente il talento più importante che il nostro calcio è in grado di esprimere, solo Conte non se ne accorge. Forse perché, il nostro CT Nazionale, è troppo impegnato a deprimersi a Milano. (Ma perché Conte è sempre a San Siro? Ci va tutte le domeniche…)
Si parla spesso del duello Higuaìn Dybala, un duello senza senso, un confronto che non regge. Il Pipita non solo nei numeri, ma per caratteristiche tecniche, è in grado di riassumere per intero l’attacco della Juventus. E’ forte fisicamente come Mandzukic, è veloce come Morata, è tecnico come Dybala e cattivo come Zaza, e ha segnato più goal di tutti loro messi insieme.
Nessuno ha mai pensato, il che è assai strano, di paragonare il gioiellino della Juve a Lorenzo. Nessuno si è sentito di far notare che se Dybala è il futuro Messi, il prossimo fuoriclasse mondiale, in Italia c’è un tizio, che tra l’altro gioca nella squadra prima in classifica, che non solo gioca nello stesso ruolo, ma che ad un numero poco inferiore di goal, 10 a 12, ha messo a segno un numero spropositatamente maggiore di assist. Un campione tutto nostro, che dovremmo esaltare, che forse non ci farà vincere gli Europei, ma che senza di lui, In Francia, è meglio che ci andiamo solo per mangiare i panini e farci i giri sui battelli.
Ma forse il problema di questo gigante di un metro e sessanta, è proprio questo, è italiano, anzi no, è napoletano.
Fosse argentino, brasiliano o colombiano, forse persino Tuttosport, si accorgerebbe che esiste.
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