15 Gennaio 2022

Picchiato dai Carabinieri, chiede giustizia: “Mi hanno quasi ucciso”

Bukuran Nishori, picchiato da Carabinieri fuori servizio: dopo due anni di silenzio chiede giustizia. “Mi hanno quasi ucciso”

PICCHIATO DAI CARABINIERI – Una rissa, minacce e un falso verbale. Sei carabinieri della stazione di Enego sono nei guai – con le accuse di lesioni e falso in atto pubblico.

“Ho le lacrime agli occhi raga. Più di due anni. Due anni difficilissimi nei quali ho sofferto tanto. Ho aspettato in silenzio e spesso accettando le voci di corridoio che sentivo su quel giorno”. Queste parole sono di Bukuran Nishori, uno dei protagonisti di questa vicenda. Il 28enne è stato vittima, due anni fa, di una (presunta) violenza da parte di tre Carabinieri.

Nell’estate del 2019, come riporta CorrieredelVeneto, il 28enne insieme a due amici si trovavano su una panchina a fumare e chiacchierare. Dopo che uno di loro passa una sigaretta rollata a mano ad un altro, si avvicina un uomo che con una manata gliela fa cadere.

Da questo gesto nasce una rissa: i tre ragazzi hanno reagito; l’uomo che ha fatto cadere la sigaretta sferra un calcio; si uniscono altre due persone. I tre passanti però sono Carabinieri ufficialmente fuori servizio.

Poi l’avviso al 118 ma succede qualcosa che non quadra: l’ambulanza devia verso la caserma di Enego. I tre ragazzi hanno dichiarato, poi, di aver subito intimidazioni. Uno dei tre, secondo la querela, sarebbe uscito dalla caserma con una lesione alla gamba.

Per un po’ i tre hanno “lasciato correre” nonostante i Carabinieri avessero presentato un verbale che raccontava la loro versione di fatti. Per questo, sono accusati di falso in atto pubblico.

“Mi hanno quasi ucciso”

Questo è quanto pubblicato sui social da Bukuran Nishori, uno dei tre ragazzi coinvolti, che – dopo tanto silenzio – ha potuto dire la sua.

“Ho perso il lavoro perché l’azienda non mi ha più rinnovato il contratto quando hanno saputo dei 4 mesi di prognosi. Mentre ero in ospedale non sapevo cosa pensare, cosa fare e/o a chi rivolgermi per far venire fuori la verità. I carabinieri si sono anche presentati in ospedale ancor prima che mi dimettessero. Appena sono uscito il carabiniere che mi ha spaccato la testa si è presentato a casa per dirmi di non fare denuncia. Mi hanno anche sequestrato il telefono. Ero disperato.
Prima di rivolgermi all’avvocato Dissegna, che mi ha aiutato e dato gli strumenti e la forza per denunciare tutto, mi ero rivolto ad un altro avvocato che però mi aveva detto “patteggiamo senza fare querela, è la soluzione migliore”. Anche amici e conoscenti mi dicevano “ti stai mettendo contro lo Stato, è una partita persa”.
E poi il silenzio, quello che ti logora nel tempo perché non sai mai se un giorno agli occhi di tutti sarai uomo perché hai avuto il coraggio di fronteggiare un problema, o se sarai considerato solo l’ennesima risorsa venuto nel Bel Paese per delinquere. Quel carabiniere mi ha quasi ucciso con un calcio e mi ha pure denunciato. Se non avessi avuto coraggio e forza, sarei finito in guai seri. Spero che altri prendano esempio da me.”

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