Uomo filma coppia che fa sesso in spiaggia e posta il video in rete
A Cefalù un uomo ha ripreso una coppia mentre faceva sesso in spiaggia noncurante dei passanti. Il video è stato subito postato in rete
Non hanno resistito al fuoco della passione e si sono lasciati andare. Peccato si trovassero in spiaggia, un luogo pubblico, per di più frequentato dalle tante persone e famiglie che di sera affollano il lungomare Gardina a Cefalù. In ogni caso, uno dei passanti, invece di richiamare la coppia all’ordine o di denunciare l’accaduto alle forze preposte, non ha esitato a prendere il cellulare e a filmare l’accaduto per poi postarlo subito in rete. E così il video ha fatto il giro del web, arrivando anche alle attenzioni del sindaco Rosario Lapunzina che, stando a quanto riportano i colleghi di Internapoli.it, vorrebbe identificare i due amanti per punirli severamente. Non una parola, però, sulla pubblicazione in rete del filmato che, a tutti gli effetti, costituisce reato.
L’ira del sindaco di Cefalù, a quanto pare, deriva dal fatto che non si tratta di un caso isolato. Già la settimana scorsa, infatti, un’altra coppia era stata ripresa mentre faceva sesso in spiaggia, noncurante delle attenzioni dei passanti. Anche in quell’occasione, il primo cittadino aveva anche invitato le autorità preposte ad intensificare i controlli diurni e notturni e auspicato una dura sanzione da parte delle forze dell’ordine per i due. Questo secondo video, che rimbalza in queste ore da chat in chat, non si sa però quando è stato registrato. E non si sa nemmeno se i due siano a conoscenza del fatto di essere stati spiattellati in rete.
Sesso in spiaggia: è giusto postare i video in rete?
Fare sesso in spiaggia non curandosi dei passanti è sicuramente un atto censurabile. Ma l’abitudine di filmare e postare in rete certe immagini, ponendo i soggetti in questione alla mercé del mondo invece che denunciarli alle forze dell’ordine, è quantomeno deprecabile. Uno strano bisogno di giustizialismo voyeurista più che un atto di denuncia. Oltre che un vero e proprio reato, punibile con la reclusione fino a 3 anni (Art. 167 D.Lgs. n. 196/2003).
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