Maradona, Massimo Mauro:”Il Napoli onorerà Diego lottando per lo scudetto”
Maradona doveva essere aiutato dalla società, spiega Massimo Mauro. Poi aggiunge:”Il Napoli lotterà per onorarlo”
MARADONA – Massimo Mauro ha rilasciato un’intervista ai colleghi di Repubblica Napoli dove parla a 360 gradi del personaggio Maradona, campione e amico. Ha raccontato degli anni di Napoli e del suo rapporto con il Pibe de Oro.
Ecco le sue dichiarazioni:
«Il modo migliore per onorare Maradona è un Napoli capace di lottare per lo scudetto. Sarebbe contento di vedere la sua squadra in grado di vincere il campionato, che giochi bene e che faccia tanti gol. Il Napoli di Gattuso sarà protagonista». ì
STADIO MARADONA «Il sindaco è stato bravo a prendere questa decisione in tempi brevi. Giusto che lo stadio si chiami così».
SITUAZIONE DIFFICILE IN ARGENTINA «Non mi sorprende. La normalità non è mai appartenuta alla galassia che ruotava attorno a Maradona. Era ipotizzabile che si scatenasse un putiferio. Rende ancora più triste la
sua scomparsa. Ma nessuno rovinerà l’immagine di Maradona, di quello che è stato nel bene e nel male. Ha avuto delle difficoltà nella sua vita, ma neanche lui ne andava fiero. Lo ha sempre ammesso. Questo lo ha reso ancora più vicino alla gente e personalmente sono fiero di essere stato suo amico».
I RICORDI SU MARADONA «È molto triste. Eravamo nella stagione 1990-91, l’ultima di Diego a Napoli. Era un venerdì, io avevo una distorsione alla caviglia, lui arrivò tardi all’allenamento e si stava
facendo massaggiare da Carmando. Non era in buone condizioni e io gli dissi: “Pensa alla tua salute, anziché giocare a calcio”. La prese malissimo e per un mese non mi rivolse la
parola. Ho capito poi di aver sbagliato i termini, ma lo feci soltanto per il suo
bene. Bisognava pensare di più alla persona Diego che al campione».
«Sono d’accordo con Ottavio Bianchi. Avremmo dovuto dire molti più no a
Diego, ma non lo potevamo fare noi compagni di squadra. Sono convinto che la società avrebbe dovuto fare di più. Conoscevamo tutti le sue condizioni e il club doveva farsi
carico del suo uomo-simbolo. Anche l’episodio di Mosca è emblematico. Nel ‘90 non partì con la squadra per la sfida di Coppa Campioni con lo Spartak, ci raggiunse dopo e andò in
panchina. Forse la società avrebbe potuto essere più dura. Ovviamente non era facile, mi rendo conto. Diego aveva una grandissima personalità e per lui giocare a calcio contava più di ogni altra cosa…».
IL RAPPORTO RECUPERATO «Assolutamente sì. Dopo qualche anno, andai a trovarlo in Argentina. Diego era una persona intelligente e capì il motivo delle mie parole. Trascorremmo una bellissima vacanza a Buenos Aires. Negli ultimi anni invece ho perso qualsiasi tipo di contatto. Non era facile parlare con Maradona. Ogni tanto mi informavo delle sue condizioni con Stefano Ceci, il suo amico che è di Catanzaro Lido come me. Ci eravamo sentiti il 20 novembre e Stefano mi disse che Maradona lottava per riprendersi dopo l’operazione al cervello. Poi il 25 è arrivata la mazzata».
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