6 dicembre 1821: Silvio Pellico viene condannato a morte
Il 6 dicembre 1821 termina il Processo Maroncelli-Pellico, la cui sentenza condanna a morte lo scrittore Silvio Pellico. La pena gli verrà commutata in 15 anni di carcere duro e durante la detenzione scriverà Le mie prigioni
L’esatta definizione temporale del Risorgimento italiano è ancora oggi motivo di ampia discussione tra gli storici. Non vi è alcun dubbio, però, che il sentimento patriottico-nazionalista diffuso dalla corrente letteraria del romanticismo e i moti rivoluzionari dei carbonari abbiano avuto un ruolo primario sull’evoluzione degli eventi. A tal riguardo, lo scrittore, poeta e patriottico Silvio Pellico, con il suo attivismo rivoluzionario e le sue opere, ha incarnato entrambi gli aspetti. Oggi ricorre il 199esimo anniversario della sua condanna per cospirazione da parte dell’Impero austriaco.
Il 6 dicembre del 1821, infatti, giunge al termine il celebre Processo Maroncelli-Pellico, condotto dagli austriaci contro i patrioti italiani Piero Maroncelli, Silvio Pellico ed altri imputati, accusati di cospirazione. L’antefatto è costituito dall’arresto del Maroncelli, avvenuto un anno prima (6 ottobre 1820), in seguito al sequestro di una lettera da lui inviata al fratello Francesco. Sono gli anni della rivoluzione di Napoli che esalta le spinte nazionaliste in tutta la penisola. È in questo periodo turbolento che Maroncelli conosce Pellico e lo persuade ad aderire alla Carboneria.
Silvio Pellico, patriota italiano e scrittore de Le mie prigioni
Pellico è già in quel periodo molto noto al pubblico italiano come poeta e drammaturgo di successo. Sin dalle sue prime opere emerge il sentimento patriottico che gli permette di diventare uno degli autori più letti in un’Europa in pieno fermento rivoluzionario nazionalista. In particolare le tragedie Francesca da Rimini (1815) ed Eufemio di Messina (1820) vengono tradotte in francese e inglese e diffuse in tutto il continente. La sua partecipazione ai moti carbonari e la solida amicizia con il Maroncelli gli comportano l’arresto da parte degli inquirenti austriaci con l’accusa di cospirazione.
Insieme a Pellico e Maroncelli vengono arrestati Angelo Canova, Adeodato Ressi e Giacomo Alfredo Rezia, tutti patrioti italiani gravitanti nell’orbita rivoluzionaria. Ha così inizio il Processo Maroncelli-Pellico, condotto dal magistrato imperiale Antonio Salvotti. La sentenza, pronunciata il 6 dicembre 1821, prevede la condanna a morte per Maroncelli, Pellico e Canova, il carcere a vita per Ressi e Rezia. La pena, però, viene successivamente commutata da un provvedimento firmato dall’imperatore Francesco I d’Austria il 6 febbraio 1822. Per Maroncelli e Pellico viene, dunque, previsto il carcere duro, rispettivamente per 20 e 15 anni.
È in questi anni di detenzione che Pellico scrive le memorie che andranno a costituire il celebre Le mie prigioni, pubblicato dopo la scarcerazione avvenuta nel 1930. Il libro ottiene da subito grande popolarità e si rivelerà essere un punto di riferimento culturale fondamentale per il movimento risorgimentale che porterà all’unità d’Italia nel 1861.
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