Coronavirus: Salvini si sbaglia, il covid entra nella fase “under 50”
Coronavirus – Le critiche di Salvini e della destra contro la chiusura delle discoteche si scontrano con le evidenze scientifiche sulla trasmissione dei giovani. La ricerca dal Giappone
Il Coronavirus o Covid-19 è entrato in una nuova fase, colpisce maggiormente gli under 50 e solo all’apparenza può sembrare meno aggressivo.
Questo perché sfrutterebbe la maggior resistenza fisica dei soggetti più giovani per spostarsi più rapidamente.
Allora la chiusura (anche se evidentemente in estremo ritardo) delle discoteche e i luoghi di estremo assembramento ludico è giusta?
Sebbene una parte del paese sia contraria e la politica è molto divisa, la verità è che:
“L’epidemia sta cambiando e le persone di 20, 30, 40 anni stanno sempre di più pilotando la diffusione. Molti non sanno di essere infetti e ciò aumenta il rischio di contagio dei più vulnerabili”
Le parole di Takeshi Kasai, direttore dell’ufficio del Pacifico Occidentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, rimbombano come un tuono, nel temporale che si sta avvicinando nel prossimo autunno.
Naturalmente non si tratta di parole al vento, gli ultimi studi dal Giappone parlano appunto di questo.
Lo studio
Sono stati nalizzati 3.184 casi di malattia da coronavirus in Giappone e identificato 61 gruppi di casi in strutture sanitarie e altre strutture di assistenza, ristoranti e bar, luoghi di lavoro ed eventi musicali.
Identificati anche 22 probabili casi di pazienti primari per i cluster; la maggior parte aveva un’età compresa tra 20 e 39 anni ed era presintomatica o asintomatica alla trasmissione del virus.
Addentrandoci meglio possiamo leggere che questi 22 casi di pazienti abbiano contribuito all’incidenza dei cluster.
I dati demografici mostrano che 9 (41%) pazienti con casi primari probabili erano donne e 13 (59%) erano uomini.
I gruppi di età più frequentemente osservati tra i casi primari probabili erano 20-29 anni (n = 6; 27%) e 30-39 anni (n = 5, 23%).
Per 16 cluster, è stata determinata la data di trasmissione da probabili casi-pazienti primari ad altri casi-pazienti in un cluster ed è stato scoperto che il 41% (9/22) dei probabili casi-pazienti primari era presintomatico o asintomatico al momento della trasmissione; solo 1 aveva la tosse al momento della trasmissione
Dei 22 probabili pazienti con casi primari, il 45% (10/22) aveva tosse al momento della diagnosi.
Dei 16 probabili pazienti con casi primari con la data di trasmissione determinata, la trasmissione è avvenuta un giorno prima dell’insorgenza della malattia per 5 (31%) pazienti-caso e lo stesso giorno dell’insorgenza della malattia per 4 (25%) pazienti-caso
Tutti i gruppi di età hanno mostrato una trasmissione presintomatica o asintomatica.
Strutture sanitarie, ospedali e assistenza (case di cura) come prima o ultima fonte di contagio?
La ricerca dal Giappone inoltre mostra come le strutture sanitarie e di assistenza non siano la prima fonte di contagio da coronavirus:
“Abbiamo studiato gruppi di casi COVID-19 e probabili casi primari in Giappone durante il periodo compreso tra il 15 gennaio e il 4 aprile 2020.
Abbiamo scoperto che le strutture sanitarie, come gli ospedali e le strutture di assistenza, come le case di cura, erano le fonti primarie dei gruppi, alcuni di cui aveva> 100 casi.
Il Giappone ha sperimentato 2 ondate di casi di COVID-19 importati, dopo di che si è verificata la trasmissione locale e l’epidemia è cresciuta.
Da notare, i gruppi di casi COVID-19 presso strutture sanitarie e assistenziali hanno predominato nelle settimane epidemiologiche 11 (9-15 marzo) e 14 (30 marzo-4 aprile), che corrisponde a ≈3 settimane dopo le 2 ondate di casi importati
Le strutture sanitarie e assistenziali potrebbero essere situate alla fine della catena di trasmissione locale perché i cluster in quelle strutture sono diventati evidenti solo diverse settimane dopo il persistere della trasmissione comunitaria.
Dunque tra i probabili casi di COVID-19 primari identificati da cluster non nosocomiali, la metà (11/22) aveva un’età compresa tra 20 e 39 anni che è più giovane della distribuzione per età di tutti i casi di COVID-19 in Giappone.”
Fattori sociali o biologici?
Purtroppo le ricerche sui fattori di contagio sui più giovani sono a uno stato ancora acerbo, purtroppo però la vicinanza tra gruppi rende più facile la trasmissione ma ciò che spaventa è che lo studio mostra come i probabili casi di coronaviurs sembrino trasmettere e generare cluster anche in assenza di sintomi respiratori apparenti, come ad esempio la tosse.
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