25 Giugno 2020

Ciro Esposito, oggi sei anni dalla sua scomparsa

Ciro Esposito

Ciro Esposito, il tifoso partenopeo, ci lasciava sei anni fa. Questa mattina in via Ghisleri sono stati piantati sei ulivi in suo onore. Vogliamo ricordarlo così…

Nel 2014 i partenopei vincevano contro la Fiorentina. Il triangolo Insigne, Vargas e Mertens nel 3 maggio 2014 concludeva la 67° edizione calcistica e, così, la squadra capitanata da Marek Hamsik innalzava al cielo la Coppa Italia.

Quella vittoria però aveva un sapore amaro a causa di quel ricordo lacerante.

Siamo a Roma e i tifosi napoletani percorrevano con gioia – a poche ore dal calcio d’inizio – il viale di Tor di Quinto in direzione dello stadio Olimpico. D’un tratto boato e silenzio.

I sette colpi di pistola dell’ultrà romanista, Daniele De Santis, buttano giù alcuni ultrà napoletani.

Da qui il caos: cortei di persone assaltano le forze dell’ordine e distruggono auto per la strada.

Tra il chiasso e la drammaticità è steso sull’asfalto grigio il corpo di Ciro Esposito.

Ciro aveva 31 anni ed era lì, insieme ai suoi compagni, per sostenere la sua squadra nella capitale italiana.

Le condizioni di salute del tifoso appaiono da subito gravissime e dopo 53 giorni di sofferenza – il 25 giugno 2014 – il cuore azzurro di Ciro Esposito smette di battere, lasciando la sua famiglia e la sua città.

Una data incancellabile non solo per i suoi cari, ma anche per la tifoseria azzurra che – a sei anni dalla sua scomparsa – i ragazzi dell’associazione “Ciro Vive” scavano nel terreno e piantano a Scampia sei ulivi in suo ricordo.

“Con l’olio si curano anche le ferite”, dice Antonella Leardi (mamma di Ciro Esposito) ad Anteprima 24.

“Abbiamo scelto l’ulivo perché è un alberto forte, rappresenta la vita. Mio figlio non verrà mai dimenticato e noi combatteremo sempre per la giustizia. Sei alberi da piantare come segno di qualcosa che rimane vicino a noi. Come segno di qualcosa che nasce e fiorisce. Un albero di ulivo, forte e resistente. Ciro vive nel cuore di chi lo ama, ma sopratutto vive nel messaggio che ha lasciato. Mi auguro che questi alberi crescano forti e robusti e quando le persone passeranno davanti all’autolavaggio – dove lavorava il giovane tifoso – si ricorderanno della nostra missione.”

È la memoria, è il non dimenticare, è il ricordo aspro che invita i tifosi a ripetere – ogni volta – che Ciro vive tra noi.

Quella sera, a fine partita, in onore di Ciro Esposito Hamsik ha detto:

“È stata una serata speciale, difficile sotto ogni punto di vista. Non è stato facile giocare sapendo quello che era successo prima, all’esterno dello stadio. In tutti noi c’era un dolore profondo, perché non si può giocare al calcio in tranquillità sapendo che c’è un tifoso che lotta per la vita. Sono stati momenti orribili. Resta quella vittoria che è una vittoria anche per lui.”

Il rapper napoletano Ivanò LpK, nonché caro amico del tifoso napoletano, scrisse in suo onore la canzone “Buonanotte a chi”. Un testo pieno di ricordi che vede come protagonista la periferia di Scampia e un bimbo che calcia un pallone.

Un brano che vanta di spontaneità, commozione e memoria che riprende un messaggio importante: il rispetto.

“Nun me ne fott pe chi tif a fà o mal nun sò capac.”

Ciro Esposito

Immagine tratta dal video “Buonanotte a chi”

Il rispetto che in ambito calcistico, e non solo, è alla base di tutto. Lo stadio è un luogo di tifo, di divertimento e passione. E il tifare non deve miscelarsi all’odio, ma alla fratellanza.

Tra musica e natura: ricordiamo così il tifoso napoletano Ciro Esposito. 

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