4 Giugno 2020

26 anni fa ci lasciava il grande Massimo Troisi

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Sono passati 26 anni dalla scomparsa di Massimo Troisi, riviviamo insieme alcune curiosità del genio partenopeo

26 anni da quando Massimo Troisi ci ha lasciati.

Nonostante ciò, la sua umanità, semplicità e le sue capacità non sono mai scomparse dal cuore dei napoletani e non solo.

Perché Massimo Troisi riuscì a portare l’ironia partenopea col suo dialetto anche fuori il contesto campano e del mezzogiorno, riuscendo a “farsi capire” anche al nord, come? tra 4 curiosità che vi racconteremo c’è anche questa…

1. Easter egg in “Ricomincio da tre”

Ebbene si, gli easter egg sono sempre esistiti e l’immensa cultura di Massimo Troisi si dimostra anche in piccole “citazioni” nascoste nei suoi film.

Una di questa la troviamo in “Ricomincio da tre” dove in una delle discussioni tra Gaetano e il suo amico Lello, uno dei due accusa l’altro di fare “i misteri di Parigi”.

Questa frase si riferisce ad un romanzo di Eugène Sue del 1842 intitolato appunto I misteri di Parigi.

Se ci addentriamo ancor più nel film però ne possiamo trovare un altro.

Ricordate Marta, la fidanzata del protagonista Gaetano? In una delle scene girate a casa sua possiamo vedere affissi tre manifesti: uno dedicato al coreografo Alexander Sakharoff, uno del film La quinta offensiva e l’altro di Ivan Kondarev.

2. Come “sfondare” fuori Napoli?

Sebbene Massimo Troisi nascesse attore teatrale ed elemento del trio (La Smorfia) che diventerà famoso in tutta Italia composto da lui, Lello Arena ed Enzo Decaro, decise con poca convinzione di tentare il cinema grazie anche all’aiuto dei due produttori Mauro Berardi e Fulvio Lucisano.

Massimo non era proprio convinto anche perché sapeva che la comicità con battute quasi sempre napoletane poteva non essere compresa dai cittadini torinesi o milanesi e durante la produzione di Ricomincio da Tre infatti sorsero molti dubbi a riguardo.

Poco male perché Troisi trovò la geniale idea di ripetere le battute anche in italiano (fateci caso).

Risultato?

La pellicola Ricomincio da Tre fu campione d’incassi assoluto nella stagione 1980-81, il film più visto dagli italiani con un introito pari a circa 15 miliardi di lire, superando pietre miliari come Star Wars – L’impero colpisce ancora.

3. Non ci resta che piangere…e ricordare.

Si, perché questa pellicola che ha visto recitare insieme Troisi e Roberto Benigni porta il nome di una lettera di Francesco Petrarca per Barbato da Sulmona, ecco un estratto:

“Non tutto in terra è stato sepolto: vive l’amor, vive il dolore; ci è negato veder il volto regale, perciò non ci resta che piangere e ricordare”.

Poco ispirati ma in piena sintonia artistica i due attori decisero insieme di provare a scrivere una sceneggiatura.

Prima a Cortina d’Ampezzo, poi in spiaggia osservando il mare, niente riusciva a smuovere il genio dei due ragazzi che decisero una volta e per tutte di ambientare il film in Val d’Orcia nel Medioevo.

Questo è tutto ciò che scrissero sul copione che consegnarono ai produttori.

Perché sebbene avesse un filo conduttore abbastanza semplice, tutta la storia, i discorsi, le battute del film Non ci resta che piangere sono improvvisate!

Così spontanee che alcune scene furono tagliate di proposito perché sia Massimo che Roberto non riuscivano a smettere di ridere (e una delle scene dove si può notare è proprio quella famosa del fiorino).

Come ricorda infatti Amanda Sandrelli, che recitò con i due artisti:

“Non c’è mai stato un copione, non l’ho mai visto, al massimo c’era una sorta di canovaccio per qualche scena. […] Massimo e Roberto la mattina si ritrovavano in roulotte, scrivevano qualcosa, poi si iniziava a girare”.

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4. L’addio di Massimo un Postino sofferente

Massimo Troisi ha sempre cercato di nascondere il suo stato di salute al pubblico, soprattutto negli ultimi tempi quando riuscì a girare miracolosamente il postino, ultima pellicola dell’artista.

L’attore di San Giorgio a Cremano, era malato  e il suo ultimo film fu davvero difficile da terminare.

Mentre lavorava alla pellicola infatti fu operato diverse volte al cuore e durante una di queste operazioni ebbe anche un infarto.

Nonostante tutto, riuscì a riprendersi e continuare il lavoro rifiutando anche il trapianto.

A Due mesi dalla fine delle riprese però Troisi era davvero stanco, tanto da chiedere una controfigura, una spalla su cui appoggiarsi.

Sul set arrivò Gerardo Ferrara con cui divenne subito amico tanto da promettergli di andare a trovarlo a casa poco dopo le riprese.

Durante le registrazioni Gerardo scoprì di aspettare un figlio e Troisi non perse l’occasione di scherzare sul nome, chiedendo al ragazzo se l’avesse mai chiamato Pablito (come il bambino del film in onore del poeta Pablo Neruda).

Massimo Troisi morì il giorno dopo la fine delle riprese a casa della sorella a Ostia.

Gerardo racconta di non aver chiamato il figlio Pablito ma Massimo, in onore di Troisi.

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