Coronavirus e mari puliti: da cosa dipende?
L’ambiente trae beneficio dal coronavirus: la chiusura delle attività industriali fa risplendere i mari campani. La parola all’esperto
Siamo abituati, oramai, a pensare solamente agli effetti negativi del coronavirus: un’emergenza sanitaria ed economica le cui dimensioni hanno avuto una portata globale.
E’ indubbio però che ci sia chi ha beneficiato della sospensione temporanea delle attività lavorative e del ridotto utilizzo dei mezzi. Quasi come una sorta di rinascita, la natura che ci circonda sembra aver ritrovato una ‘salute antica’.
Anche in Campania la situazione sembra essere decisamente migliorata: i livelli di inquinamento sono crollati e la modifica delle nostre abitudini quotidiane ha permesso di ritrovare quello splendore che da tempo mancava nella nostra regione.
Molteplici sono i filmati che spopolano in questi giorni sui social e che mostrano le meravigliose acque dei nostri mari, di nuovo cristallini.
Doveva arrivare una pandemia per riuscire a riveder puliti i mari campani? C’era bisogno di chiudere le fabbriche per assistere, di nuovo, a questo spettacolo? Queste sono le domande che in molti si pongono da giorni. Noi abbiamo cercato di trovare le risposte, interpellando un esperto del settore.
Francesco Aliberti, professore all’Università degli Studi di Napoli Federico II, è esperto nella valutazione e gestione del rischio e nel monitoraggio igienistico sulle matrici ambientali.
Ecco la nostra intervista:
In rete girano diversi video che mostrano la limpidezza dei mari campani, mai così puliti da molti anni. Quanto ha inciso il coronavirus e la conseguente chiusura delle aziende?
“Molti video sulle coste napoletane sono ben chiari. È indubbio che il fermo di molte attività (commerciali, turistiche, industriali) ha diminuito notevolmente quantità e qualità dei reflui liquidi prodotti, che, trattati o non, finiscono in mare. Considerando il solo apporto turistico, sono mancati, a Napoli, circa mezzo milione di persone con tutte le conseguenze: circa 60.000 metri cubi di liquami a cui vanno aggiunti un pari quantitativo di reflui dei servizi (ristorazione, lavaggio, pulizia, ecc.). Inoltre, la diminuzione dei quantitativi di reflui permettono una migliore gestione degli impianti di depurazione, da sempre al limite delle loro possibilità; infine anche i reflui relative ad attività di varia natura non censiti (l’abusivismo è purtroppo una realtà anche nella nostra regione) sono certo diminuiti in conseguenza della drastica diminuzione della richiesta. Anche le acque degli ambienti portuali sembrano più limpide in conseguenza della forte riduzione dei traffici marini che, con le eliche dei navigli, sospendono le melme di fondo.
Ma attenzione! Tutto ciò non vuol dire che l’inquinamento è sparito; i contaminanti sedimentati nei fondali rimangono inalterati come il danno da essi causato”.
La ritrovata brillantezza del mare è dovuta solo alla sospensione delle attività?
“Si ! ho già riassunto prima il perché.“
E’ possibile che quando si ritornerà alla normalità i nostri mari ritorneranno allo stato che siamo stati abituati a vedere?
“Certamente sì. Il processo sarà graduale in funzione del progressivo ritorno alla normalità; a meno che non si programmano, già da ora, interventi di controllo puntuali man mano che la situazione evolve verso la normalità. Anche in questo caso è possibile fin d’ora organizzare il da farsi per il futuro“.
Tutti ricordiamo i mari campani sporchi, cosa non ha funzionato in questi anni nei nostri sistemi di depurazione?
“Il progetto PS3 che ha dato origine al complesso sistema di depurazione nella regione Campania ebbe inizio nei primi anni ’70 ed era ben fatto per quei tempi. La lentezza nella costruzione degli impianti, l’assenza di condotte sottomarine per mitigare l’impatto sull’ambiente costiero, la mancata innovazione e adeguamento di quanto costruito, nonché la carente manutenzione hanno concorso alla inefficienza depurativa. In questi anni è stato varato un piano di rifinanziamento per i rinnovo degli impianti. Spero che venga attuato in modo tecnicamente innovativo ed in tempi brevi. Oggi è possibile la depurazione biologica dei reflui con elevata efficienza tanto da poter riutilizzare le acque depurate per usi irrigui, senza gravare sull’ambiente marino, bene prezioso e sensibile“.
“Imparare a gestire i processi produttivi ed il nostro comportamento. Per i primi cito due esempi sotto gli occhi di tutti: grazie alla ricerca chimica oggi quasi tutti i coloranti sono a base acquosa e non sono più necessari i dannosissimi solventi organici; si diffondono sempre più prodotti biodegradabili. Bisogna cambiare mentalità costruendo o modificando filiere produttive pensando in primo luogo ai reflui che le filiere medesime possono generare, al contrario di quanto oggi avviene, dove si pensa solo al prodotto generato.
Ritornando alla depurazione delle acque spero che gli aggiornamenti tecnologici degli impianti vengano approntati al più presto; ma una cosa, a mio avviso deve essere chiara: se non vengono progettate e costruite adeguate condotte sottomarine che smaltiscono i reflui depurati al largo e in profondità, è inevitabile che la prima fascia costiera inevitabilmente continuerà ad essere stressata e la situazione ritornerà, purtroppo più o meno come prima“.
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