20 Maggio 2017

Sarri, il sogno proibito di mezza Seria A

Maurizio Sarri, attuale tecnico del Napoli, è stato il sogno proibiti di parecchi presidenti della Serie A. Ecco qui i più celebri estimatori

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UN NOME, UNA GARANZIA – Maurizio Sarri, un nome una garanzia, il tecnico che tutti vorrebbero in ogni situazione e per ogni progetto. Un tecnico che di gavetta ne ha fatta eccome passando dall’Eccellenza fino alla Champion’s League dove  ha esordito con  ottimi risultati.
Nato a Napoli nel 1959, figlio di operai, ha vissuto la maggior parte dei suoi anni in Toscana. Prima di cambiare vita e dedicarsi anima e corpo alla carriera da allenatore Sarri ha lavorato in banca ed è stato in Inghilterra, Germania, Svizzera e Lussemburgo. Comunista, fumatore incallito e amante della lettura, Maurizio Sarri è stato il sogno di parecchi presidenti della Seri A.

DELLA VALLE – Corvino, prima di dirottare su Pioli, ci ha provato per Sarri, ma in questo momento è impossibile strapparlo da Napoli (ha un contratto lungo e una clausola rescissoria da 8 milioni di euro). Pare che persino Diego Della Valle abbia fatto un tentativo con l’amico Aurelio De Laurentiis. Niente da fare.

MORATTI – “A me piacerebbe Sarri”. Massimo Moratti, nel giorno del suo 72esimo compleanno, intercettato dalle Iene, dice la sua sul futuro della panchina dell’Inter. Né Conte, né Simeone e neppure Spalletti, dunque, che sono fra i nomi circolati in queste settimane: l’ex presidente preferisce l’allenatore del Napoli, il cui rapporto con De Laurentiis non pare solidissimo

BERLUSCONI – “Devo fare i complimenti a Sarri, è vero che era stato nella rosa degli allenatori che noi abbiamo considerato  per il Milan”. Lo conferma il presidente rossonero, Silvio Berlusconi che in un primo momento bocciò il tecnico toscano. All’epoca , per guidare il Milan puntò tutto su Mihajlovic. La classifica, poi, gli diede torto marcio. «Berlusconi fece questa scelta – scrive ironico Andrea Scanzi sul Fatto – adducendo tre motivazioni fortissime. La prima: mette sempre la tuta. La seconda: fuma troppo. La terza: è comunista», perché confessò di stimare Landini, leader della Fiom. «Per questi motivi, va da sé granitici, Berlusconi e il fido (forse) Galliani scelsero un allenatore con la cravatta, senza vizio del fumo e allegramente fascistello. I risultati furono  sotto gli occhi di tutti. »

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