18 Febbraio 2017

Marigliano, scontro Comune-Demanio: ritardo nelle bonifiche

marigliano

L’obiettivo è unico: disinnescare la bomba ecologica sulle sponde degli alvei di Faibano, ma occorreranno settimane. I cittadini: “Vogliamo essere tutelati”

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Grossa questione ambientale da risolvere a Marigliano, nel napoletano. Lo scorso mese, gli agenti della polizia municipale, durante un sopralluogo, hanno trovato alcune canaline in eternit abbandonate sulla sponda dell’alveo Faibano, lungo il tratto compreso tra via Sentine e via Lagnuolo. Nell’area una bomba ecologica ad hoc: cumulo di scarti in amianto in cattivo stato di conservazione e logorato in alcuni punti.

A distanza di un mese dalla scoperta, i rifiuti sono ancora in stato di decomposizione sulla sponda, un grave rischio per la salute di tutta la cittadinanza. Proprio nei giorni scorsi, il sindaco Antonio Carpino ha firmato un’ordinanza con la quale si chiedeva al Demanio, proprietario delle sponde degli alvei, di occuparsi delle bonifiche, secondo quanto previsto dalla legge. L’intervento è stato notificato anche alla Regione Campania, Ente competente per le bonifiche.

Come riporta Cronache di Napoli, adesso occorreranno settimane prima di attivare la macchina burocratica e capire chi si occuperà dell’intervento e della messa in sicurezza dell’area inquinata. Qui, nell’hinterland mariglianese, zona vertice del triangolo della morte, insieme a Nola e Acerra, sono tantissimi gli attivisti e le associazioni, nati nel corso del tempo, che chiedono bonifiche di aree altamente inquinate, mai eseguite in modo totale.

E intanto, durante la notte, eternit, scarti edili, rifiuti ingombranti, pneumatici, secchi di vernici vengono dati alle fiamme, proprio vicino alle campagne coltivate e ad abitazioni familiari. “L’area di notte diventa irrespirabile – hanno raccontato i residenti della zona a Cronache di Napolisuccede sempre, soprattutto d’estate. Qualcuno arriva e incendia tutto, abbiamo paura per la nostra salute. “Non ci abitueremo mai a convivere con questo problema – raccontano – vogliamo un segnale dalle istituzioni, vogliamo essere tutelati anche noi”.

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